Intervista ad Alessandra Impalli

Intervista ad Alessandra Impalli

Quando ho rinnovato il mio blog qualche mese fa vi avevo promesso che avrei inserito la sezione delle “interviste” dedicata ad artigiani e designer.

Ed eccomi qui felicissima di presentarvi la mia prima ospite Alessandra Impalli.

Molti di voi si ricorderanno di Alessandra nel programma televisivo “refashion” che è andato in onda alcuni anni fa su Real Time, ed è proprio grazie anche a quel programma che ho iniziato il mio percorso nel mondo del cucito.

raccontaci com’è nata la tua passione per la moda e la tua formazione

Penso che quello che viviamo nella nostra infanzia sia significativo di ciò che diventeremo da grandi, soprattutto se sappiamo ascoltarci. Sono cresciuta con mia nonna che cuciva in casa (la sua macchina per cucire tra le tante che ho è una delle mie preferite) e faceva la maglia. I miei primi lavori ai ferri li ho fatti a cinque anni quando vivevo con lei. Quando sono diventata più grandicella, giocavo con mia sorella attorno al telaio che mio padre, il grande inventore della famiglia,  aveva costruito per mia madre che ricamava con perline e paillettes disegni che sarebbero poi finiti su abiti di alta moda del calibro di Valentino. Io con il ditino raccoglievo le perline che cadevano a terra per poi custodirle in una scatola di latta di caramelle, come fossero dei tesori preziosissimi. Io in questo campo in realtà ci sono arrivata per puro caso. La verità è che dopo un tentativo andato male con l’Università di Lettere ho capito che quello che mi sarebbe davvero piaciuto fare sarebbe stato qualcosa usando le mie mani. In quel momento volevo imparare a disegnare, forse un po’ per colmare un grande desiderio che un liceo scientifico non era riuscito a colmare. E così dopo una notte passata a cercare di convincere mia madre che questa sarebbe stata la mia strada, l’indomani andai ad iscrivermi alla Scuola di Moda Afol in via Soderini a Milano. Oggi penso che io volevo solo imparare a disegnare, in realtà è successo molto di più

in molti (me compresa) ti hanno conosciuta alcuni anni fa nel programma “Refashion” su Real time, che ricordi hai di quell’esperienza?

Refashion è stata una breve parentesi della mia vita. Non ero estranea alla televisione, qualche anno prima avevo partecipato a un programma di Sky Uno “Lady Burlesque” come Style Coach, un’esperienza divertente, leggera. Mi era rimasta la voglia di provare con qualcos’altro e sul set di Lady Burlesque ho conosciuto un’autrice, Francesca Fabbri, con cui abbiamo cominciato a parlare di qualcosa che avremmo potuto fare insieme: un programma tutorial dove potevo mettere in scena le mie lezioni di “Sartoria Sovversiva” Making Fashion. E così è stato: ho conosciuto la casa di produzione Kimera, la rete Real Time e abbiamo cominciato a costruire il programma. Quel che mi è piaciuto di questa esperienza è stato il fatto di aver ricreato in televisione il mio mondo, il mio metodo, il mio modo di affrontare la sartoria, con istinto, creatività, entusiasmo in una bella atmosfera. Tutti i progetti che ho proposto sono farina del mio sacco, mi sono messa alla prova e mi sono promossa, difficile per una “pignoletten” come me 🙂

parlaci del tuo nuovo brand “Alessandra Impalli”

Ho sempre lavorato in squadra, dietro le quinte, ci ho messo parecchio a decidermi. Ho scelto di dare il mio nome a questo nuovo progetto perché rappresenta il mio modo di vedere le cose, ogni scelta parte da un mio pensiero molto personale, e dal mio profondo arriva anche l’ispirazione di questa nuova collezione “Swing” dedicata alla musica che mi ha accompagnato per anni, ogni scatto in cui presento un pezzo nuovo sui social, è accostato a un mio libro o strumento musicale. Far nascere e crescere questo brand mi dà modo di sentirmi parte attiva in questo momento storico in cui c’è molta più consapevolezza durante un acquisto. Penso che quando una persona sceglie una mia borsa, non solo cerca un pezzo ricercato, trasformabile, di design, ma anche tutta la filosofia che c’è dietro, per me importantissima.
Ho scelto l’artigianato di alto livello, perché sinonimo di pregio, ho preferito investire nel tempo necessario per realizzare i miei pezzi, che sono complessi, a volte lunghi da realizzare, ma il risultato è così sorprendente che non rinuncerei mai a tanta cura a discapito della qualità. Collaboro con realtà di sartoria sociale (in questo momento Lakruna a Roma) per dare più valore alla moda, che può essere anche uno strumento di inclusione. Mi piace questo aspetto che al momento ha un piccolo spazio nel mio progetto, ma che ho intenzione di far crescere, perché mi ha portato a confrontarmi con dinamiche che altrimenti non avrei mai conosciuto. Utilizzo di materiali di recupero perché penso che siamo in un momento storico in cui non possiamo più permetterci inutili sprechi: anche un piccolo ritaglio può diventare un accessorio bellissimo nel momento in cui ho la giusta ispirazione. Da vegana quale sono ho scelto di non utilizzare la pelle, dietro la quale c’è troppa e inutile sofferenza da parte degli animali, che non posso concepire come cose con cui vestirsi, ma esseri viventi che hanno il diritto di vivere. Esistono tante valide alternative e al momento al mia preferita è l’Alcantara, un materiale meraviglioso dalla mano vellutata. Lavoro ogni giorno per migliorare il mio prodotto, per non deludere le aspettative di chi crede in me e mi ha scelto proprio per questo impegno. Spero di poter fare sempre meglio.

dove possiamo trovare in vendita gli abiti e gli accessori che crei?

Al momento la nuova collezione Swing, ispirata al mondo della musica si può trovare esclusivamente sul mio shop on line cliccando qui

cosa significa per te acquistare e vestire in modo sostenibile?

Acquistare meno, meglio, quando compro qualcosa voglio sapere chi lo ha fatto, dove, di cosa è fatto. Mi piace sapere che ciò che indosso ha una storia dietro da raccontare, che si tratti di un designer che ho scoperto che ha la mia stessa linea di pensiero o di un’amica che me lo ha regalato perché non lo indossava più o di qualcosa che ho cucito per me. L’acquisto compulsivo non fa più per me, dopo una serie di traslochi mi sono resa conto che mi pesava avere gli armadi pieni vestiti, borse, scarpe, ho donato molte cose accumulate in tanti anni ai charity shop  o regalato ad amiche ripromettendomi che con il mio guardaroba sarei stata più severa, compro solo quando ho una necessità.

pensi che Italia i consumatori stiano diventando più attenti al tema della moda sostenibile oppure siamo ancora lontani da questo traguardo?

Penso che ci sia una nicchia di persone in Italia che ha voluto aprire gli occhi sul tema della sostenibilità. Il problema è che quando parli di sostenibilità diventa un discorso così tanto ampio – e quindi non ci soffermiamo solo ai vestiti – che tutto potrebbe essere messo in discussione e penso che la gente abbia paura di farlo perché questo significherebbe far traballare le proprie certezze, e farsi tante e troppe domande.

Comprare talvolta è un gesto liberatorio, fatto con leggerezza, soprattutto se a basso costo. Se ogni volta che si fa un acquisto dovessimo pensare ai retroscena del prodotto che stiamo comprando, quel senso di leggerezza verrebbe meno e subentrerebbe una sensazione di pesantezza e il gioco non funzionerebbe più. Non tutti vogliamo sapere la verità per ora, ma sono ottimista, fino a qualche anno fa non si parlava affatto di sostenibilità, ora il nostro pianeta sta gridando aiuto, e persino le grandi catene cercano di distinguersi per portarsi a casa una fetta di sostenibilità per guadagnarsi pubblico, questo è un segnale, sta a noi decidere se ignorarlo o meno.

che progetti hai per il futuro?

Ho sempre tanti e troppi progetti in testa! Sto lavorando per raggiungere un pubblico estero, la bellezza della vendita on line ti consente di arrivare lontano, mi piacerebbe arrivare lontano 🙂

Sto attivando nuove collaborazioni, dopo aver lavorato con Maria Fernanda Pellecer @Facciatas, l’architetto/l’illustratrice che ha creato l’immagine del mio nuovo marchio, ho riscoperto la bellezza di lavorare con artisti di cui apprezzi il talento, e penso che continuerò a farlo perché questa cosa crea uno scambio energico che mi appaga moltissimo, non posso ancora dire molto ma è in arrivo una capsule a cui sto lavorando con Darya Ershad, una designer iraniana che disegna divinamente. Ho anche un piccolo progetto che sto per attivare con @Thesewingcooperative, una realtà di sartoria che si occupa di fornire opportunità lavorative ai rifugiati, per ora è tutto work in progress 😉

Vi segnalo inoltre che Alessandra Lunedì 29 Ottobre dalle 19.00 alle 23.00 terrà un workshop a Milano.

Si tratta di un appuntamento “One day one dress” ovvero una serata in cui insegnerà a cucire un capo, nello specifico una tuta, la “Tuta Astuta” e si terrà al Lab Cafè in via Scrosati 9

I contatti di Alessandra sono:

Grazie Alessandra per questa bella intervista, è stato un piacere averti come mia ospite!

Francesca

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